Antonio MANTOVANI

Antonio MANTOVANI

AKA "The Monster of Milan"

Classification: Serial killer
Characteristics: Rape - Arson
Number of victims: 4
Date of murders: 1983 / 1996 - 1997
Date of arrest: June 1999
Date of birth: 1957
Victims profile: Carla Zacchi, 26 / Dora Vendola / Simona Carnevale, 26 / Cesarina De Donato, 60
Method of murder: Strangulation - Suffocation
Location: Milan, Lombardy, Italy
Status: Sentenced to 29 years in prison in 1983. Released in 1996. Sentenced to life in prison on November 12, 2001

Antonio Mantovani, che passerà alla storia come il "mostro di Milano", nasce a Trevenzuolo (Verona) nel 1957.

Ebbe un'infanzia dura: fu messo in collegio dalla madre che non voleva più occuparsi di lui a soli 7 anni; presumibilmente fu questo il trauma scatenante del futuro serial killer.

A soli 14 anni, tenta di violentare una bambina di 3 e nel 1979 cerca di violentare la moglie di un suo amico.

Per trovare la prima vittima di Mantovani, dobbiamo attendere fino all'11 febbraio 1983, quando violenta e uccide Carla Zacchi, 26 anni, impiegata in un giornale e moglie di un suo amico. Il cadavere, spogliato dei vestiti, viene gettato in un canale a Lucino di Rodano, vicino Milano.

A scatenare il raptus omicida in Mantovani è stato il rifiuto della donna ad avere rapporti sessuali con lui.

In seguito all'omicidio, Mantovani viene arrestato e condannato a 29 anni di reclusione.
Purtroppo però nel 1996, dopo aver scontato solo 13 anni, l'uomo ottiene la semilibertà e torna ad uccidere.

Durante il giorno, Mantovani passa il suo tempo lavorando per un'azienda informatica o in un appartamentino che ha affittato a Milano, dove trascorre la maggior parte del suo tempo; in carcere torna solo la notte, per dormire.

La seconda vittima è Dora Vendola, anche lei in semilibertà, che viene strangolata con un laccio e ritrovata nella sua auto a Milano. E' il 6 novembre 1996.

Mantovani viene messo sotto indagine per questo delitto, ma mai accusato.

Interrogato, ammette di conoscere Dora e riferisce di aver ricevuto da lei un rifiuto ad un approccio sessuale, ma nega di averla uccisa. Agli inquirenti la spiegazione risulta credibile e a Mantovani non viene revocata la semilibertà, lasciandolo di fatto libero di colpire ancora.

Nel 1997, approfittando dei permessi a lui concessi, Antonio uccide per ben 2 volte: Simona Carnevale (a marzo) e Carolina De Donato (a giugno).

Simona Carnevale, parrucchiera di 26 anni, scompare la sera del 7 marzo del 1997, dopo essere uscita dal suo negozio di Milano.

Di questa scomparsa si occupa anche la trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?". Pare che Simona, il giorno della sua scomparsa, abbia chiamato a casa per dire alla sorella che sarebbe rientrata più tardi.

Quella fu l'ultima traccia di Simona. Forse ha avuto un brutto incontro mentre si incamminava per la metropolitana, la strada è buia e il luogo non è proprio raccomandabile. Qualche giorno prima, proprio in quella strada, c'è stato un tentativo di rapimento e per questo motivo Simona si fa sempre accompagnare a casa dal padre o dal ragazzo.

Perché allora quel giorno era sola? Simona aveva conosciuto un ragazzo pochi giorni prima, ma non lui non era con lei il giorno della sua scomparsa. E' lui stesso a chiamare la trasmissione, spiegando che quel giorno era fuori Milano e che conosceva solo superficialmente Simona.

A questo punto, parenti e amici cominciano a temere per la sorte della giovane parrucchiera.

Il 2 giugno 1997, viene invece ritrovato il cadavere carbonizzato di Carolina De Donato, proprietaria dell'appartamento che Mantovani ha preso in affitto. La donna è nel suo letto, circondata da una ventina di bambole.

Il primo marzo 1999, Simona risulta ancora scomparsa e "Chi la visto?" torna ad occuparsi del suo caso. La redazione del programma riceve una lettera anonima, in cui si parla di un'aggressione subita da parte della giovane in metropolitana. In seguito all'aggressione, Simona sarebbe stata portata via da un auto.

Tramite la televisione, viene lanciato un appello all'autore della lettera: "se il suo racconto è vero ci aiuti a scoprire i colpevoli."

Il primo giugno 1999, "Chi l'ha visto?" torna ad occuparsi del caso Carnevale, poiché il GIP di Milano ha spiccato un ordine di custodia cautelare nei confronti di Mantovani, che si trova in carcere per scontare la sua condanna risalente al 1983. La sera del delitto, Mantovani non era in carcere, ma in semilibertà.

Chi lo accusa è Carlo Fermi, suo compagno di cella, che vista in televisione la foto della ragazza, si ricorda di averla vista in compagnia di Antonio.

Fermi ricorda che la sera del 7 marzo 1997 Mantovani era rientrato in cella molto agitato e che gli aveva confessato di aver ucciso una ragazza. Il giorno dopo gli aveva addirittura mostrato il corpo della giovane avvolto in un telo nel bagagliaio della sua Y10 gialla.

Con l'approfondire delle indagini si scopre che tra le carte di Simona c'è il numero di Mantovani, perciò i due si conoscevano.

Nel corso delle indagini, Mantovani viene ritenuto responsabile anche dell'omicidio di Cesarina De Donato. Dopo la sentenza, Antonio tenta la fuga, ma nel 1998 viene ritrovato e arrestato.

Il 12 novembre 2001, Mantovani viene condannato all'ergastolo, nonostante si professerà sempre innocente e si sia dichiarato dispiaciuto per le famiglie delle vittime (scoppiando anche in lacrime più volte durante il processo). Ad oggi, è detenuto nel carcere di Opera (Milano).

Sara Di Marzio - Giugno 2007 - Occhirossi.it


Detenuto accusato omicidi: ''Ma quale serial killer?''

Milano, 2 giugno 1999

''Ma quale serial killer, questa e' una cosa incredibile'': respinge le accuse e si difende con forza Antonio Mantovani, 42 anni, il detenuto accusato di aver ucciso, mentre si trovava in semiliberta', una giovane parrucchiera di Cologno Monzese e coinvolto anche nelle indagini sulla morte di altre due donne.

Mantovani e' stato interrogato questo pomeriggio nel carcere milanese di Opera dal Gip Guido Salvini e dal Pm Maurizio Romanelli, i magistrati che lo accusano di aver ucciso Simona Carnevale, scomparsa e mai piu' ritrovata la sera del 7 marzo 1997 al termine di una giornata di lavoro.

L'uomo gia' lunedi' aveva ricevuto in carcere la visita dei magistrati, si era detto disposto a rispondere, ma l'interrogatorio era stato rinviato per permettere al difensore, l'avvocato Franco Gandolfi di Monza, di essere presente. Piu' che un vero e proprio interrogatorio, quella di oggi e' stata in realta' una lunga autodifesa, durata un paio d'ore.

Mantovani non ha voluto rispondere alle domande del Gip e del Pm ed ha preferito rilasciare un'ampia dichiarazione spontanea, respingendo le accuse ed ammettendo soltanto la conoscenza e la frequentazione di Simona. ''Era un'amicizia pulita, tranquilla - ha detto il detenuto - che non e' mai sfociata in un corteggiamento''. Mantovani ha raccontato come ha conosciuto la parrucchiera, nel bar vicino alla cooperativa dove lavorava da semilibero.

Il detenuto avrebbe poi fornito una serie di elementi per tratteggiare un alibi per quella sera, smentendo la versione del collaboratore di giustizia Carlo Fermi, un suo ex compagno di cella le cui rivelazioni hanno portato alla svolta nell'inchiesta sulla scomparsa della parrucchiera. ''E' un'inchiesta indiziaria - spiega al termine dell'interrogatorio l'avvocato Gandolfi - e gli indizi sono veramente modesti, si riducono in realta' alle dichiarazioni del tutto incredibili di Fermi''.

Mantovani solo oggi, leggendo i giornali che il suo legale gli ha portato in carcere (dove si trova in isolamento), ha scoperto di essere stato presentato come un possibile serial killer.

''E' una cosa che lo ha profondamente depresso - commenta l'avvocato -, ma che nello stesso tempo ci indigna per come sono state riferite le notizie in questi giorni. Il mio cliente chiede che venga fatta luce sulle ragioni per cui sono state date alla stampa notizie che non corrispondono alla verita'. Per la morte di Dora Vendola (che conosceva e sulla quale anche oggi ha dato indicazioni per aiutare le indagini sul delitto) non e' affatto vero che sia indagato''. L'avvocato critica duramente la fuga di notizie seguita alla misura cautelare: ''In un Paese civile - afferma - non si diffonde un' ordinanza di custodia prima ancora che l'indagato abbia la possibilita' di essere ascoltato''.


Uccise donna e simulo' suicidio, omicida scoperto dopo 2 anni

Milano, 27 Septiembre 1999

Sembrava un suicidio, sia pur anomalo per il rogo che aveva parzialmente distrutto il cadavere, ma a distanza di due anni la morte di una sessantenne si e' invece rivelata un omicidio. Il presunto autore, Antonio Mantovani, 42 anni, originario di Trevenzuolo (Verona), gia' in carcere per la morte di altre due donne, e' stato raggiunto da un'ordine di custodia cautelare che rafforza l'ipotesi che si tratti di un vero e proprio serial killer.

Il falso suicidio e' quello di Cesarina De Donato, 60 anni, trovata cadavere la sera del 2 giugno 1997 nel suo appartamento in via Santa Teresa a Milano. Il suo corpo era disteso di traverso sul letto, circondato da bottiglie di profumo, con i resti di sacchetti di plastica sul volto, parzialmente carbonizzato. Vicino al cadavere, vigili del fuoco e polizia trovarono alcune bambole ed oggetti a cui la donna - che viveva sola dopo la separazione dal marito - risultava particolarmente legata.

Le indagini e l'autopsia portarono all' epoca a parlare di suicidio: Cesarina De Donato, secondo questa versione, si sarebbe uccisa cospargendosi il corpo di profumo e dandosi fuoco mentre, con i sacchetti, si soffocava. Un'ipotesi che lasciava ampi margini di dubbio e che ora le indagini del Pm Maurizio Romanelli, sfociate nell'ordinanza del Gip Guido Salvini, smontano completamente: fu un omicidio, commesso da Mantovani dopo il rifiuto di una prestazione sessuale.

Mantovani nel giugno scorso e' stato accusato di aver ucciso sempre nel 1997, quando era semilibero, una parrucchiera milanese, Simona Carnevale. All' epoca era detenuto per un altro delitto commesso nel 1983, quello di Carla Zacchi. E gli investigatori ritengono che a Mantovani possa essere ricondotto almeno un altro omicidio (sarebbe il quarto): quello di Dora Vendola, una donna legata alla criminalita' organizzata, trovata strangolata nel 1996.

Mantovani, all'epoca della morte di Cesarina De Donato, era inquilino della donna e viveva da semilibero nell'appartamento sopra il suo, dal quale scomparve la sera del delitto, rendendosi latitante. Il suo nome e' stato collegato alla morte della donna solo di recente, dopo che le rivelazioni di un detenuto amico di Mantovani hanno permesso di ricostruire l' omicidio di Simona Carnevale. Il nulla osta alla cremazione del corpo della De Donato dato dalla Procura - e duramente criticato dal Gip Salvini nell'ordinanza - ha reso difficili, dopo due anni, gli accertamenti. Ma i segni di un morso su una guancia (rilevati dalle foto scattate all'epoca), l' errore di aver chiuso la porta di casa della donna facendo sparire le chiavi, i segni di bruciature riscontrati sulle mani di Mantovani durante un ricovero pochi giorni dopo il delitto (aveva tentato il suicidio) ed altri riscontri trovati dagli investigatori, hanno avvalorato la tesi del delitto camuffato da suicidio.


Processo d'appello a presunto serial killer donne a Milano

Milano, 23 octubre 2001

Davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Milano è cominciato oggi il processo di secondo grado nei confronti di Antonio Mantovani, 44 anni, indicato dalle cronache come un serial killer di donne. Nel luglio dello scorso anno l'uomo fu condannato all'ergastolo per duplice omicidio volontario - due donne uccise nel giro di tre mesi - mentre si trovava in semilibertà per scontare l'ultima parte della pena ricevuta per un fatto analogo: l'uccisione nell''83 della moglie di un amico, Carla Zacchi, che si era opposta alle sue avances sessuali.

In circostanze analoghe sarebbero avvenuti gli altri due episodi di cui Mantovani deve ora rispondere in sede d'appello.

Il primo risale al 7 marzo 1997 quando sparì per sempre da casa la giovane parrucchiera milanese Simona Carnevale; il secondo al 2 giugno successivo, allorchè Cesarina De Donato, 60 anni, fu soffocata nel letto di casa, in un alloggio posto al piano di sopra di quello di Mantovani. Il corpo della Carnevale non fu mai trovato, quello della De Donato fu dato alle fiamme e carbonizzato.

Ad accusare Mantovani in primo grado fu un detenuto che riferì di un episodio avvenuto nell'immediatezza dell'omicidio della parrucchiera, allorchè Mantovani gli avrebbe fatto vedere un cadavere nel portabagagli della macchina. Entrambe le donne sarebbero state uccise per rifiuti a proposte sessuali.

In aula il difensore Franco Gandolfi ha chiesto la rinnovazione del dibattimento sia per fare un accertamento su alcune testimonianze (un'amica afferma di avere visto Simona poco prima della scomparsa mentre parlava al telefono, mentre gli accertamenti attraverso i tabulati Telecom non avrebbero registrato quella chiamata in quell'ora su quell'apparecchio; e una donna racconta di avere visto la Carnevale a Tortona tre giorni dopo la sparizione da casa) e anche per disporre una perizia psichiatrica.

La Corte d'Assise d'Appello, presieduta dal dottor Pier Camillo Passerini, ha respinto le istanze, dichiarando superfluo l'accertamento peritale e ha aggiornato la continuazione del processo a domani, per la requisitoria del sostituto procuratore generale Ugo Dello Russo. (ANSA).